Quando si crea un catalogo, un flyer, una locandina o qualsiasi altro tipo di materiale stampato, si dà sempre grande importanza alla cura delle immagini e alla qualità delle foto. E questi elementi sono importantissimi, naturalmente, ma spesso capita di trascurare proprio l’elemento più importante del messaggio: le parole. In questo post non parleremo del significato e del contenuto dei testi che si usano nella promozione, ma del loro aspetto. Benvenuti nel magico mondo dei font. Ecco le cose più importanti da sapere.
Il font fa parte dell’identità del brand
Di recente il regista Martin Scorsese ha attaccato duramente i film della Marvel, dicendo che non meritano la definizione di “cinema”. Per tutta risposta, alcuni appassionati di supereroi hanno prodotto una serie di t-shirt (non autorizzate, ma comunque molto divertenti) che riportano un’unica scritta: il nome di Martin Scorsese scritto con l’inconfondibile font della Marvel. L’effetto comico dipende proprio dall’identità fra brand e font. Qualsiasi parola, scritta in quei particolari caratteri, fa pensare alla Marvel. Lo stesso vale, ovviamente, per moltissimi altri marchi commerciali e fenomeni culturali, da Star Wars a Apple. Per questo, quando si sceglie (o addirittura si commissiona) un font per il proprio marchio, occorre scegliere un design che rifletta davvero l’identità che si vuole comunicare.
I diversi tipi di font
Esistono al mondo milioni di font, che però si raggruppano in due grandi categorie, note come “Serif” e “Sans Serif”. Questi termini si riferiscono alla presenza o meno delle cosiddette “grazie”, ovvero delle rifiniture sugli angoli delle lettere. I font con le grazie, come per esempio il Times New Roman, sono generalmente associati a un senso di maggiore autorità e serietà, mentre quelli che ne sono privi, come il popolare Arial, sono considerati più leggibili e pratici. All’interno di queste due macro-categorie ce ne sono, ovviamente, molte altre, che non occorre approfondire in questo blog. Per quasi tutte le necessità del design promozionale, questa semplice distinzione è più che sufficiente.
Cosa c’è di male nel Comic Sans
Comic Sans è un popolare font, ispirato al lettering che si trova nei più classici fumetti. Utilizzarlo in qualsiasi formato, modo o misura è considerata una caduta di stile imperdonabile. Lo stesso vale per Papyrus. Cosa c’è di male in questi due font? Tutto e niente. Utilizzarli è come mangiare tenendo i gomiti sul tavolo o non chiedere “permesso” quando si passa attraverso un gruppo di persone: non è illegale, ma certamente non fa fare una bella figura. Questi font certo non brillano per grazia e comunicano un senso generale di scarso impegno e poca serietà. Ma, soprattutto, chi li utilizza dà l’impressione di aver scelto a caso, senza informarsi su quali font sia meglio utilizzare. E non è mai un bene presentarsi come poco professionali e non inclini e informarsi prima di agire. A meno che non ci sia un motivo specifico per fare dell’ironia proprio sul font prescelto, è quindi consigliabile tenersi alla larga da queste due opzioni e scegliere sempre font semplici e chiari.
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